11.000 euro per non pubblicare!
Questo è il risarcimento, stabilito dal Tribunale civile di Roma, che la casa editrice Carocci ha dovuto pagarmi per aver bloccato la pubblicazione del mio libro intitolato La congiura dei baroni: Breve storia dell'università tra cooptazione, contestazione e mercificazione. (qui la sentenza).
Ma che bella figura di merda! Una casa editrice nota per chiedere agli autori contributi alla pubblicazione sgancia ora 11 palanche a un autore per un libro non pubblicato.
Veramente un numero fortunato questo 11.000. La stessa cifra che l'università di Brescia ha dovuto risarcirmi per avermi impedito di fare lezione, quando ne avevo diritto. Insomma, esiste un largo consenso sul fatto che non valgo molto quando parlo o scrivo, ma per i tribunali valgo 11.000 euro quando non lo faccio. Questo è il prezzo del mio silenzio, scritto e orale!
Questo numero è invece un po' meno fortunato per i fedeli servitori del censore: oltre agli 11 pali che dovranno darmi, Carocci dovrà sganciarne altrettanti, tra compenso per il mio avvocato e spese legali (cui si aggiungono le spese per i loro avvocati). Così, questa prestigiosa casa editrice, più attenta all'obbedienza politica che ai principi giuridici ed economici, mi è venuta sotto chiedendomi una rateizzazione.
Ahahah ... cor cazzo! Rivolgetevi alle banche, ai vostri mandanti politici, oppure fallite e sciacquatevi dalle palle. Nessuno sconto ai servi del potere!
Il 23 dicembre 2010 ce lo ricordiamo in molti. Per il mondo universitario, è la data di approvazione della legge Gelmini. Per il movimento studentesco, è la fine di un percorso di lotta che, con ogni mezzo, aveva tentato di impedire la riforma. Per gli sbirri e per i giudici, è l'inizio di una nuova fase repressiva contro gli studenti, in cui dai manganelli nelle piazze si passa alle toghe dei tribunali. Per Carocci, è il momento dell'obbedienza ai poteri forti e dell'arroganza con i deboli. Per me, era semplicemente il mio quarantacinquesimo compleanno e, d'un tratto, è diventato un altro prezzo da pagare per la coerenza nella lotta politica.
Era il 2009 quando proposi a questi pusillanimi di pubblicare i risultati di anni di studio e di lotta accanto ai compagni dei collettivi universitari. Accettarono e concordammo di attendere l'affondo della ministra Gelmini prima di andare in libreria. Fissammo l'uscita nel mese di dicembre 2010.
Senonché, il 23 dicembre, forse obbedendo a indicazioni politiche, forse per inettitudine giuridico-amministrativa, o forse per un grave mal di testa del direttore, i miei interlocutori cambiarono idea. Aspettarono le 17,29 e, prima di andare a casa a mangiare il panettone con i loro cari, cliccarono sul tasto invio dell'email. Questo il testo:
"Riteniamo che non sussistano le condizioni per proseguire i nostri contatti e inserire il volume nei nostri piani editoriali".
Sì, certo, arrivederci e grazie, tutto a posto ... Sta ceppa! Ma quando vi hanno detto di non pubblicare i libri di autori brutti e cattivi ve l'hanno spiegato almeno che quando non scrivo libri, scrivo ricorsi?
Molti compagni mi diedero sostegno e solidarietà per il pacchetto di censura e repressione che mi hanno recapitato in quei giorni leghisti, fascisti, baroni e lacchè. I collettivi studenteschi più sensibili a certi temi hanno subito preso posizione, dandomi la voce che la censura mi stava negando. Dal sito del Cau (il Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli) chiusi con queste parole il mio intervento: "E anche se alla fine Carocci dovrà pagarmi qualche danno, per questa loro marcia indietro vigliacca e servile, saranno ormai passati anni, il clima politico sarà diverso e del mio libro mai pubblicato nessuno sentirà la mancanza".
Devo ammetterlo, mi sbagliavo anch'io. Non certo perché qualcuno oggi senta veramente la mancanza del mio libro. Ma altro che "pagarmi qualche danno" ... A non pubblicare si guadagna decisamente bene!
Quanto al mio libro libro, ringrazio Punto rosso per avermi offerto spazio nel suo catalogo (qui il libro).