Il corso affronta in modo critico il ruolo della concorrenza e del mercato nel capitalismo. L’obiettivo è di spiegare le origini storiche del mercato, capire i meccanismi attraverso cui questo processo porta allo sviluppo di un atteggiamento concorrenziale nei rapporti interpersonali, studiare gli effetti di questo nuovo modo di regolazione dei rapporti sociali e discutere i diversi approcci con cui gli economisti hanno affrontato il problema.
Per ragioni che dovremo approfondire, questa impostazione è tutt’altro che scontata e può apparire addirittura provocatoria nel contesto accademico moderno. Nei corsi di economia — ma anche nella ricerca scientifica più avanzata — concorrenza e mercato sono infatti presi per dati, come cause ultime dei fenomeni economici invece che come prodotto dell’interazione sociale, e le loro cause non meritano dunque particolari approfondimenti storico-teorici.
Oliver Williamson, premio Nobel nel 2009 per i suoi studi sulle istituzioni economiche del capitalismo, imposta tutta la sua ricerca a partire dall’ipotesi che “in origine c’erano i mercati” e da lì spiega tutte le istituzioni del capitalismo (le imprese, le banche, le multinazionali, i conglomerati, lo stato e qualsiasi organizzazione) come risposte ai deficit di concorrenza che caratterizzano particolari mercati. Williamson e la scuola neoistituzionalista rinunciano cioè in partenza a spiegare le origini storiche del mercato e della concorrenza, trasformandoli in istituzioni naturali, eterne, che non hanno bisogno di spiegazione. Giungendo inevitabilmente ad una visione mistificata sia del mercato, sia del meccanismo concorrenziale, come accade ogni volta che si discute di problemi di cui non si conoscono le cause.
Se questa è l’impostazione degli economisti che si muovono sulla frontiera della ricerca teorica, non c’è da meravigliarsi se i moderni manuali di economia presentano il “problema economico”, come un problema universale, eterno e senza frontiere geografiche: l’economia si occupa dell’allocazione efficiente di risorse scarse. Questa è la prima cosa che uno studente deve imparare, senza porsi troppe domande, se vuole arrivare al secondo anno di università. E a questo punto la strada è spianata per una concezione del mercato come un meccanismo allocativo universale e della concorrenza come una forma di mercato particolare capace di risolvere efficientemente i problemi di scarsità.
Storicamente, tuttavia, è stato proprio lo sviluppo del mercato e della concorrenza a creare le condizioni per la nascita del capitalismo e dell’economia politica stessa. Se l’economia politica classica, come quella moderna, assume il mercato e la concorrenza come dati naturali invece che come prodotti storici è proprio perché, in Europa a partire dal ‘700, lo sviluppo del mercato e della concorrenza finisce per scalzare i meccanismi di regolazione sociale propri della società feudale e impone nuove regole di interazione sociale che trasformano la percezione stessa di questo nuovo modo di produzione.
Il mercato e la concorrenza non sono figli dell’immacolata concezione ma nascono dalle ceneri del feudalesimo. Assumere il capitalismo come sistema eterno significa rinunciare in partenza alla critica di questo tipo di società e imporre a priori che mercato e concorrenza siano soluzioni invece che potenziali cause dei problemi sociali della nostra epoca.
La stessa economia politica può formarsi come scienza solo a seguito di queste trasformazioni radicali del modo di organizzazione della società e le sue domande scientifiche riflettono semplicemente queste trasformazioni. La scarsità, che gli economisti vedono come problema eterno della società, è in realtà una delle specificità del capitalismo. Per quanto possa apparire paradossale, è proprio lo sviluppo storico di un sistema vorace, che ha bisogno di crescere per non morire, che si generano i problemi di scarsità delle risorse. Nella società feudale e in molte società precapitalistiche, relativamente statiche, il problema di scarsità non esisteva e non aveva quindi ragione di essere analizzato scientificamente.
Con lo sviluppo di un corpo scientifico che razionalizza i meccanismi di funzionamento di questa nuova società fondata sul mercato e sulla concorrenza si sviluppa ben presto anche la critica di questo nuovo sistema economico e delle teorie scientifiche che lo studiano. Un secolo e mezzo prima che Williamson prendesse il Nobel per aver dato pieno sviluppo all’ipotesi che in origine c’erano i mercati, Marx scriveva: “Non trasferiamoci, come fa l’economista quando vuol dare una spiegazione, in uno stato originario fantastico. Un tale stato originario non spiega nulla. Non fa che rinviare il problema in una lontananza grigia e nebulosa. Presuppone in forma di fatto, di accadimento, ciò che deve dedurre … Allo stesso modo la teologia spiega l’origine del male col peccato originale, cioè presuppone come un fatto, in forma storica, ciò che deve spiegare”.
Piuttosto che cercare di ricomporre una visione unitaria del mercato, della concorrenza e della teoria economica, come fanno molti manuali di economia, conviene quindi impostare il nostro studio in forma di dibattito aperto, sapendo che, su questi temi, si confrontano visioni diverse e, in alcuni casi, contrapposte.
Il corso è strutturato in quattro parti:
MATERIALE DIDATTICO
Tutto il materiale del corso è raccolto nelle dispense:
1. Giulio Palermo, Economia della concorrenza e dei mercati.
DESCRIZIONE DEL CORSO
Le scuole di pensiero economico esistenti adottano definizioni diverse dell’economia politica. In senso generale, l’economia politica studia i rapporti di produzione e distribuzione del reddito e della ricchezza nella società. Secondo l’impostazione dominante, l’economia politica si suddivide nella microeconomia e nella macroeconomia. Queste due discipline, in realtà, hanno origini storiche diverse e sviluppano concezioni teoriche in gran parte incompatibili tra loro.
La microeconomia ha origine verso la fine del XIX secolo dal contributo di tre economisti, Léon Walras, Stanley William Jevons e Carl Menger, oggi riconosciuti come i fondatori della scuola neoclassica. Tale scuola, divenuta ormai egemonica a livello accademico, sviluppa una concezione liberista dell’economia, secondo la quale lo stato deve limitare al massimo il proprio intervento nell’economia, lasciando il massimo spazio alle relazioni di mercato. Dal punto di vista teorico, la microeconomia si occupa del singolo consumatore e della singola impresa. Attraverso il modello di equilibrio economico generale e l’economia del benessere, essa offre un quadro normativo per valutare l’efficienza delle diverse forme di organizzazione dei mercati.
La macroeconomia prende invece ispirazione dall’opera dell’economista inglese John Maynard Keynes, vissuto nel XX secolo. Essa sviluppa una concezione del sistema capitalista come sistema instabile e si pone come obiettivo la sua regolazione attraverso interventi diretti dello stato. Dal punto di vista teorico, la macroeconomia si concentra sulle relazioni tra le variabili economiche aggregate, come la produzione, i consumi, gli investimenti e il reddito nazionale. Essa offre un quadro interpretativo direttamente applicabile ai problemi di politica economica.
La nascita dell’economia politica è tuttavia antecedente sia alla microeconomia, sia alla macroeconomia. Essa ha origine nel XVII secolo con il contributo degli economisti classici e riceve un nuovo impulso critico nel XIX secolo con l’opera di Karl Marx. Per dar conto di questi diversi approcci, il corso da 6 crediti si suddivide in tre parti: l'economia classica e marxiana, la macroeconomia e la microeconomia. Il corso da 9 crediti comprende infine una quarta parte dedicata alla critica delle teorie neoliberiste.
REQUISITI INDISPENSABILI
Il corso non richiede alcuna propedeuticità.
OBIETTIVI
Il corso si propone di favorire la comprensione degli aspetti economici della società capitalista e di mettere in luce sia gli interessi comuni, sia quelli contrapposti che si intrecciano nei processi economici e politici. Particolare importanza è data alla critica teorica come strumento attivo per sviluppare una propria interpretazione dei problemi economici.
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Per i corsi da 6 e 9 crediti:
1. Giulio Palermo, Dispense di Economia politica (la dispensa sintetizza e commenta i seguenti testi (cui si rimanda per chiarimenti ed approfondimenti):
2. Giulio Palermo, Sfruttamento e crisi. Breve guida al pensiero di Marx e al dibattito marxista.
Solo per il corso da 9 crediti:
3. Giulio Palermo, Il Mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste, Manifestolibri, 2004.
Lezioni in pdf/powerpoint: 1 Storia del Pensiero, 2 Storia economica, 3 Smith, 4 Ricardo, 5 Marx
I-II, III-IV, V-VI, VII-VIII, IX-X, XI-XII, XIII, XIV, XV-XVI, XVII-XVIII, XIX-XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV.
Vecchio programma per gli studenti del Dipartimento di Economia:
4. AA.VV. Letture di economia classica e marxiana, CLUB, 2003.
5. Giulio Palermo, Equilibrio economico generale e fallimenti del mercato. Teoria, metodologia e
filosofia morale, CLUB, 2003.
METODO DIDATTICO
VALUTAZIONE
La valutazione si basa su una prova finale scritta. L’eventuale uso di libri o appunti durante l’esame sarà deciso all’inizio del corso di comune accordo con gli studenti. È comunque facoltà di ogni studente richiedere una prova integrativa orale.
SERIVIZI IN LINGUA STRANIERA
Anno accademico 2011/12
Cari studenti,
da quando lavoro all'università di Brescia, ogni anno la facoltà cerca di impedirmi di entrare in aula a fare lezione. Il problema è che i baroni che dovrebbero coprire i corsi che io posso tenere non hanno nessuna intenzione di accollarseli in prima persona. Così scatta la gara tra portaborse, che non possono lasciarsi sfuggire un’occasione così ghiotta per esercitare la lingua. La mia unica difesa, da pericoloso sovversivo antisistemico, pensate un po’, è il tribunale amministrativo. Il quale fino ad oggi mi ha sempre dato ragione. Ma che importa? La giustizia ha i suoi tempi e i danni li paga l’amministrazione intera, non la cricca baronale che li cagiona. E poi quattro soldi della collettività varranno pure il diritto di proteggere i giovani dall’indottrinamento di un “fanatico guerrigliero che predica la cultura dell’illegalità” (onorevole Paolo Grimoldi, La Padania, 12 novembre 2010).
Insomma, ragazzi, nel quadro della repressione politica post-gru che ha colpito tanti compagni, c'hanno infilato pure questa. Di anno in anno, il Consiglio di facoltà rigetta tutte le mie domande di insegnamento. Meglio spianare la strada a docenti obbedienti e disciplinati, che dare la parola a chi crede che la critica scientifica possa svilupparsi anche nelle aule universitarie e, perché no, rivolgersi alle funzioni economiche e sociali dell’università stessa. Rimango comunque a vostra disposizione per qualsiasi iniziativa.
Nell’istituzione che pretende di incorporare i valori del secolo dei Lumi, vale il motto:
DISAPPROVIAMO QUELLO CHE DICI E DIFENDEREMO FINO ALLA MORTE
IL NOSTRO DIRITTO DI TAPPARTI LA BOCCA!
Di seguito, il materiale dei corsi che non insegno più:
MATERIALE DIDATTICO
1. Giulio Palermo, Sfruttamento e crisi. Breve guida al pensiero di Marx e al dibattito marxista.
2. Guglielmo Carchedi, Il problema inesistente: la trasformazione dei valori in prezzi in parole
3. Xepel, Su alcuni aspetti della teoria della crisi.
4. David Harvey, Leggere il Capitale di Marx con David Harvey (in inglese).
“International economic growth” is a bizarre title for a course held during one of the most dramatic downturns in economic activity in the history of capitalism. Today, the phenomenon to explain is crisis, not growth. More generally, growth and crisis are two sides of the same coin, namely capitalist development. In fact, since its origins, capitalism has been characterized by periods of growth and expansion and sudden downturns and recessions. Therefore, our scientific problem is not simply to explain growth, but to understand the whole capitalist development, with its contradictory tendencies and its different empirical manifestations.
Unfortunately, such a general approach to capitalist development is extraneous to mainstream (neoclassical) economics. According to the latter, growth and crisis are different phenomena, rather than parts of the same process. Initially, neoclassical economists have studied growth as an exogenous factor. They have thus analysed the consequences of growth, by leaving in the shadows its causes (which, having been assumed, could not be explained). Then, they have endogenized growth, by looking at the factors that improve productivity and that might sustain economic activity in the long run. Even within this more general framework, however, growth is the phenomenon to explain and crises are seen just as forms of growth weakening. It is thus not surprising that mainstream economists have generally failed to see the development of the conditions leading to crises. And when crises have effectively occurred, they have interpreted them as consequence of external, unpredictable, shocks, without questioning their general model of steady economic growth.
Within heterodox economics, Marxism has paid special attention to the development of capitalism through periods of expansion and crisis. Since the publication of the third volume of Marx's Capital, growth and crisis have been studied as parts of the process of capitalist accumulation in an attempt to explain the laws of development of capitalism, its tendency to expand itself and its internal limits, which prevents capital from expanding indefinitely.
At an academic level, neoclassical economics remains hegemonic and its neo-liberal prescriptions still play a major role in political decisions. At the same time, however, the social demand for understanding the causes of the actual crisis and its eventual remedies gives Marxism and other heterodox approaches a new prominent role in the economic and political debate.
Before analyzing the orthodox and heterodox economic literature, we start this course by discussing the growth strategy developed in Europe and the social struggles against it taking place in many countries. Economic literature, in fact, does not develop in a vacuum, but is strongly influenced by the interests of economic actors. Among the latter, the Ert (European round table of industrialists) plays a central role, both for its ability to influence economic policies and institutional transformations and for its impact on academic debates (part I). With these premises, we start the discussion of the economic literature with a critical analysis of the orthodox approach to exogenous and endogenous growth (part II). We then go back to Marx and his conception of capitalism as a contradictory economic system, which tends to grow, but also to economic crisis (part III). Taking inspiration from Marx and other heterodox sources, growth and crisis have been developed by two relatively recent schools of thought, namely the “world system approach” (part IV) and the French school of “régulation” (part V). In the neoliberal camp, crises have been studied in particular by Austrian economics (Part VI). Finally, we use these theoretical frameworks to explain two of the major crises of capitalism, namely the Great depression, following the 1929 crash of Wall street (part VII), and the actual crisis, whose financial manifestations have started with the explosion of the sub-prime bubble in 2007 (part VIII).
Formal lectures will be integrated with seminars, debates and contributions from invited speakers. Final examination will be either oral or written, according to students’ preferences. Students willing to develop their own scientific projects are encouraged to develop a 7500-8000 words essay, which will exonerate them from taking the formal exam. Of course, I am at their disposal for any help, suggestion and critique.
I. THE KNOWLEDGE SOCIETY AND THE EUROPEAN GROWTH MODEL
Ert’s strategy
Critique and resistance
II. MAINSTREAM ECONOMICS
Post-Keynesian approach
Exogenous growth
Endogenous growth
III. MARX
The laws of capitalist accumulation
The contradictions of capitalism
Overpruduction and underconsumption
The debate on crisis within Marxism
IV. WORLD SYSTEM ANALYSIS
Historical origins of world system analysis
The capitalist world economy
Rise and crisis of the world-economy geoculture
V. THE FRENCH SCHOOL OF RÉGULATION
Economic crisis and crisis of economic theory
The research project of the régulation school
Basic concepts of régulation
A critical appraisal of the régulation school
VI. AUSTRIAN ECONOMICS
Hayek’s theory of cycles
The Austrian theory of production
Modern Austrian theory of cycles
VII. THE FINANCIAL CRISIS OF 1929
The roaring twenties
The stock market crash
The Great depression
The New deal
VIII. THE FINANCIAL CRISIS OF 2007
The Sub-prime bubble
The contradictions of the neo-liberal paradigm
From financial crisis to the crisis of sovereign states
Bibliography:
Part I
Ert, “Education for Europeans towards the learning society”, 1995.
Palermo Giulio, “L’Europa della conoscenza” (estratto da La congiura dei baroni, Carocci, 2011)
Part II
Solow Robert, “Perspectives on growth theory”, Journal of economic perspectives, 1994.
Romer Paul, “The origins of endogenous growth”, Journal of economic perspectives, 1994.
Part III
Marx Karl, Capital, volume III, Chapters 13, 14, 15, Marxists internet archive.
Palermo Giulio, “Sfruttamento e crisi. Breve guida al pensiero di Marx e al dibattito marxista”, università di Brescia, 2010.
Anwar Shaikh, An introduction to the history of crisis theories, US capitalism in crisis, New York: Urpe, 1978.
Part IV
Wallerstein Immanuel, World-Systems Analysis: An Introduction, Duke University Press, 2004.
Part V
Boyer Robert, The régulation school: A critical introduction, Columbia University Press, 1990.
Part VI
Garrison Roger, “Overconsumption and forced savings in the Mises-Hayek theory of thebusiness cycle”, Histrory of political economy, 2004.
Steele Gerry, “Hayek’s theory of money and cycles: retrospective and reappraisal” Quarterly journal of Austrian economics, 2005.
Part VII
Friedman Milton and Schwartz Anna Jacobson, A monetary history of the United States 1867-1960 (capp. 5-9), Princeton universitypress, 1971.
Palermo Giulio, “La crisi del 1929 e la Grande depressione”, università di Brescia, 2010.
Part VIII
Kotz David, “Contradictions of economic growth in the neoliberal era: Accumulation and crisis in the contemporary US economy”,Review of radical political economics, 2008.
Gold Gerry and Feldman Paul, A house of cards: From fantasy finance to global crash, Lupus books.
AA.VV., Eurozone crisis: Beggar thyself and thy neighbour, Research on money and finance, March 2010.
AA.VV., The Eurozone between austerity and default, Research on money and finance, September 2010.
Stockhammer Engelbert, “The finance-dominated accumulation regime, income distribution and the present crisis”, Viennauniversity working paper, 2009.
Chesnais François, “La recessione mondiale: momento, interpretazioni e poste in gioco della crisi”, Carré rouge, 2008
Gill Louis, “All'origine delle crisi: sovraproduzione o sottoconsumo?”, Carré rouge, 2009.
OBIETTIVI
Il corso si propone di favorire la comprensione del processo di globalizzazione che accompagna lo sviluppo capitalistico. Particolare importanza è data alla critica teorica come strumento attivo per sviluppare una propria interpretazione dei problemi economici.
LEZIONI
Le lezioni intendono fornire una visione globale dei problemi legati al processo di globalizzazione e del dibattito accademico e politico. Secondo i propri interessi, ciascuno studente approfondirà un tema particolare nella tesina.
VALUTAZIONE
Il corso non prevede un esame finale. La valutazione avviene sulla base di una tesina avente per oggetto uno dei temi trattati nel corso. Lo studente può proporre un titolo preciso o un argomento generale di suo interesse. In entrambi i casi, ne discuteremo assieme al fine di selezionare il materiale di studio più appropriato. La tesina, in formato doc, può essere in italiano o in inglese e la sua lunghezza deve essere compresa tra le 7500 e le 8000 parole.
PROGRAMMA
1. INTRODUZIONE
Misure della globalizzazione
“Leggi dell’accumulazione capitalistica” e globalizzazione neoliberista
Disuguaglianze e povertà
2. SCHEMI INTERPRETATIVI
La teoria ortodossa dello sviluppo
Dalla Teoria della dipendenza all’analisi del Sistema-mondo
Aspetti economici e politici dell’imperialismo
3. GLOBALIZZAZIONE E CRISI
La teoria marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto
La grande crisi
La crisi attuale
4. GLOBALIZZAZIONE E IDEOLOGIA NEOLIBERISTA
Il dibattito accademico tra liberismo, keynesianismo e neolibersimo
Il dibattito marxista
Neoliberismo e altermondialismo
MAETRIALE PER LE LEZIONI
Debora Malito, L’economia dello sviluppo tra modernizzazione e dipendencia.
Sandye Gloria-Palermo, Notes on Wallerstein’s World system analysis.
Anwar Shaikh, An introduction to the history of crisis theories, US capitalism in crisis, New York: Urpe, 1978
Giulio Palermo, Sfruttamento e crisi. Breve guida al pensiero di Marx e al dibattito marxista.
Giulio Palermo, La crisi del 1929 e la Grande depressione.
Xepel, Su alcuni aspetti della teoria della crisi.
Francesco Macheda, Dalla crisi dei mutui subprime alla grande crisi finanziaria.
This course is organised along three lines, an institutional, a theoretical and a historical one. The goal is to explain the working of the main economic institutions of the European Union, to understand their internal logic and to situate them in the historical tendencies developing at an international level.
2. THEORETICAL MODELS
3. HISTORICAL TENDENCIES
REFERENCES