Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro di un popolo informato, consapevole e pronto a lottare. Nel novembre 2011, la sola minaccia di dare la parola al popolo greco, attraverso un referendum che, per una volta, avrebbe privato banchieri e affaristi del loro diritto insindacabile di decidere per noi, ha fatto crollare le borse di mezzo mondo. Subito, la finanza, i gruppi imprenditoriali e i loro rappresentanti politici hanno serrato le file per riaffermare chi decide, quali sono gli interessi che contano e in che modo devono essere difesi. Non ovviamente attraverso l’esplicitazione degli opposti interessi di classe, ma in nome del buon governo, della necessità oggettiva di salvare il capitalismo e della vecchia storia secondo cui, per il bene di tutti, si deve aiutare il capitale.
Contro questa concezione mistificata, dobbiamo attrezzarci anche teoricamente, riprendendo le armi della critica scientifica. Solo una coscienza politica capillare di ogni uomo e ogni donna vittime dello sfruttamento capitalistico ci consentirà di lottare per la nostra emancipazione economica e sociale. Non abbiamo bisogno di politici che minaccino di interpellare il popolo per avere accesso ai club dei potenti. Quello che ci serve è una coscienza di classe che ci consenta di prenderci la parola ogni volta che i nostri diritti sono violati, che ci porti a costruire percorsi di lotta radicale e antagonistica e che ci aiuti a ragionare sui modi per superare questa società in cui esistiamo solo come strumenti di valorizzazione del capitale.
La coesione sociale, la genuflessione al mercato e il governo dei tecnici non sono affatto necessità oggettive, ma obiettivi di parte, di chi sfrutta e comanda, e non ha certo interesse ad aprire uno scontro, o un confronto, con chi invece non riesce nemmeno ad esprimere i propri disagi. Perché una cosa è certa: quando riusciremo finalmente a dire la nostra, non sarà per servire meglio il capitale, ma per liberarci dalle sue catene. Per questo, cominciamo a confrontarci, abbattiamo il velo mistificatorio della teoria economica borghese e poi: abbattiamo il capitalismo.
Il primo passo per cambiare la realtà è dotarsi degli strumenti per comprenderla, imparare a distinguere i fatti dalla propaganda e farsi un’idea propria su quanto accade nel mondo.
Crisi economica, speculazioni, spread, borsa, manovra finanziaria, BCE, BTP... sono parole che ormai da mesi sono entrate con prepotenza nella nostra quotidianità, cambiando in maniera radicale il nostro modo di vivere, determinando l'andamento economico del nostro paese (e di molti altri) mettendo a rischio il nostro futuro. Ma sappiamo davvero cosa vogliano dire?
Abbiamo gli strumenti per smantellare la retorica dei sacrifici, dell’“interesse nazionale”, dell’”essere responsabili” e dello “stringere la cinghia” che i media e i politici ci propinano da mesi?
Il 27 settembre il collettivo di inchiesta sul lavoro nelle metropoli “Clash City Workers” e i collettivi universitari incontrano Giulio Palermo - ricercatore di Economia Politica ed esperto economico-finanziario - per capirne di più e parlare degli effetti a breve e a lungo termine di questa crisi e di questa manovra finanziaria sulle vite di tutti noi, per armarci degli strumenti necessari per prepararci alla mobilitazione ed incendiare questo autunno caldo.
AUDIO DELL’ASSEMBLEA (DAL SITO DEL CAU):
01) Introduzione e presentazione dell'iniziativa (Clash City Workers)
02) Crisi e politiche di austerity. Rapporti centro-periferia (Giulio Palermo)
03) Dalla crisi del mercato dei subprimes negli USA alla vita dei lavoratori dei paesi periferici dell’Europa (Giulio Palermo)
04) Caratteri della manovra economica in Italia e cosa s’intende per too big too fail - troppo grande per fallire (Cau - Giulio Palermo)
05) Sulle prospettive politiche: cosa significherebbe un’alternanza di Governo (Cau - Giulio Palermo)
06) La situazione della FIAT, l'inefficienza della risposta dei sindacati cofederali (Gigi Aprea - Slai Cobas FIAT Pomigliano)
07) Cosa significa il "Piano Marchionne" inserendolo nel contesto di crisi, perchè l'Italia è soggetta alla speculazione e cosa s'intende per passaggio da un modello "corporativo" a "neo-corporativo" (Clash City Workers)
08) L'accordo Marchionne, inquadrato in una dinamica globale - almeno europea -, come testa d'ariete per forzare sul saggio di sfruttamento (Giulio Palermo)
09) La crisi, gli spazi e le opportunità che apre per i movimenti anticapitalisti (Geppino Aragno)
10) L'analisi come indirizzo per la lotta (Giulio Palermo)
11) Le trasformazioni in seno alla crisi (privatizzazioni e liberalizzazioni in primis) stanno configurando un nuovo assetto sociale? Come leggiamo la posizione dei BRICS (paesi emergenti) (CDUP Ingegneria)
12) Attacco al welfare come piano del Capitale in una fase di crisi. Dinamiche interne al blocco europeo e rapporto col resto del globo (Giulio Palermo)
13) La svendita del patrimonio immobiliare e le grandi opere come produttrici di ulteriore debito (Collettivo di architetturaBreakOut - Giulio Palermo)
14) Trovare nella questione del debito le declinazioni politiche per un'azione collettiva e incidente (Clash City Workers)
15) Sul diritto all'insolvenza - la sua inattuabilità nella declinazione attuale (Giulio Palermo)
16) La lotta per "i beni comuni": scegliere la direzione! (Giulio Palermo)