Francamente, quando ho iniziato a pubblicare alcuni dati sulla nuova emergenza da coronavirus — che in realtà fanno semplicemente venire a galla le malattie croniche del nostro sistema sanitario — non mi sono sentito ‘sto super-hero.
In fondo cosa rischio? Una valanga di insulti, qualche minaccia corporea e qualche altra legale e poco più (a questo proposito, alla giornalista del Bergamonews che mi minaccia in privato di trascinarmi in tribunale, ricordo il testo dell’articolo 656 del codice penale, che riporto in calce al post). Certo, anche a me dispiacerebbe perdere il posto che ho ottenuto e difeso a suon di ricorsi amministrativi contro una corporazione tra le più potenti. Ma appunto io le mie attenzioni speciali ce le ho da tempo, a prescindere dal coronavirus.
Diverso è il caso di un capo di governo o di un semplice medico.
Sapendo che nutro una certa simpatia per i regimi socialisti (che poi non ho capito perché quando al governo ci sono comunisti o socialisti, si parla di “regimi” e quando invece ci sono i partiti delle banche e del capitale, allora, siamo in “democrazia”), alcuni critici mi hanno invitato a commentare la posizione presa dal presidente Nicolás Maduro in Venezuela, il quale, con una manciata di persone trovate positive al coronavirus, si è alla fine allineato alla moda planetaria della quarantena sociale.
Ai miei commentatori forse sfugge che il Venezuela è da più di un anno oggetto di un golpe un po’ più che strisciante, condotto con ogni mezzo — economico, militare, informativo — e che il burattino del Pentagono che si autoproclamò presidente, Juan Guaidó, stava già orchestrando la sua bella campagna mediatica per destabilizzare con maggior forza il paese. Non credo che un Presidente responsabile, che cerca di proteggere il suo popolo da un’aggressione imperialistica, di fronte alla novità del coronavirus, guardi veramente al numero di contagi (per ora insignificante). Mentre il popolo è stretto nella morsa dell’embargo e dell’isolamento politico — cui l’Italia si associa senza che peraltro i venezuelani ci abbiamo mai torto un capello — credo invece che la principale novità che preoccupa il presidente Maduro sia la picchiata del prezzo del petrolio, con il WTI a 22 dollari, che dà il colpo di grazia alle entrate da esportazioni già duramente colpite dalle sanzioni e, con esse, alle importazioni di generi di prima necessità e medicinali essenziali.
A ben vedere, tuttavia, anche se in termini meno drammatici, l’onda mediatica del coronavirus riguarda un po’ tutti e preoccupa qualsiasi capo di stato o di governo. Sai quanto gliene frega a Boris Johnson e Emmanuel Macron — ai quali, con l’occasione, rinnovo il mio schifo politico — della salute dei loro connazionali? Credo che anche il premier Johnson ricordi che l’ondata neoliberista che ha cancellato il servizio sanitario pubblico in tutto il mondo è partita proprio dal suo paese, per mano dalla sua collega di partito, la signora Margaret Thatcher. E, da allora, la Francia, come l’Italia, ha seguito la stessa tabella di marcia di tutti, senza differenze significative nell’alternanza al potere tra destra e sinistra.
Ma il problema ora non è di attribuire la responsabilità dell’azzeramento del diritto alla salute in nome del profitto a questo o a quel paese, a questa o a quella forza politica. Ora, non ci resta che assistere passivi al teatro con cui anche i capi di stato e di governo della quinta e della sesta potenza economica mondiale si sono dovuti rimangiare le posizioni prese, con un cambiamento di abiti tra il primo e il secondo atto veramente alla Superman (o forse alla Paperinik).
Sbagliano quanti cercano nel complotto dei poteri occulti la causa delle misure in atto in tutto il mondo e, come giustamente osservano in molti, la scelta di paralizzare il paese è suicida sotto tanti punti di vista. Ma nell’era imperialista, il problema non sono i complotti, né gli interessi della collettività, bensì gli interessi dei singoli attori in campo e le regie dei blocchi di capitale finanziario in concorrenza tra loro. Ogni attore agisce secondo i suoi interessi e le potenze imperialistiche, che si scontrano con armi a tutto campo, non fanno altro che allineare gli interessi dei singoli per trarne vantaggio, all’interno di piani strategici con fini innanzitutto economici.
Di queste strategie, però, se mi consentite, ne discutiamo con calma nelle prossime occasioni. La mia idea è infatti di procedere per fasi: 1) sbugiardare i dati e mostrare che c’è qualcosa sotto; 2) analizzare cosa c’è sotto; 3) definire una strategia di lotta. Inutile dire che questo processo critico andrebbe fatto con il contributo di tutti, non contro tutti. Qui dunque mi limito a preparare il terreno per la fase 2, provando a fare un altro piccolo passo avanti nell’analisi e nella critica.
Non credo sia una rivelazione dell’ultim’ora che i politici e le persone al potere vogliano restare al potere. Non importa quello che ciascuno di noi (o, meglio, di loro) pensa in merito a questa pandemia mediatica. Il fatto è che contro uno tsunami non si può andare controcorrente. E chi ci ha provato, magari prendendo inizialmente posizioni dure contro il reale pericolo di questo virus, sulla base di considerazioni strettamente sanitarie, è stato costretto a ritrattare. Meglio una figura di merda che perdere la poltrona. As simple as that!
Ma scendiamo ora di qualche livello nella gerarchia dei poteri. Perché il problema non riguarda solo i capi di stato e di governo. E nemmeno un ordine dei giornalisti che ha venduto la sua missione al capitale e che crede che l’Ordine serva solo a proteggere i privilegi di corporazione.
Parliamo invece dei medici. Non dei baroni della sanità ma di quelli che, anche in questo caso, ce la mettono veramente tutta, a volte sì con un impegno quasi eroico. Molti di loro danno realmente il massimo e non hanno certo scordato quanto appreso all’università nei corsi di epidemiologia e malattie infettive. Ma non per questo sono pronti a diventare eroi (o, più probabilmente, a finire additati di vili e traditori … anche perché le diffide e le intimidazioni che già sono fioccate contro le voci che hanno provato a uscire dal coro raggiungono prima loro che noi).
Prescrivere trattamenti aggressivi o addirittura i medicinali utilizzati contro l’HIV su persone affette da un virus da cui nella stragrande maggioranza dei casi si guarisce senza necessità di interventi esterni è molto pericoloso. Nel caso dell’HIV — come nel caso di alcuni tumori e di altre malattie che conducono con alta probabilità e grande velocità alla morte — la somministrazione di medicinali dagli effetti collaterali estremamente nocivi, ben noti alla scienza medica, rientra in un calcolo costi-benefici drammatico cui medici e pazienti sono costretti. Somministrare queste stesse medicine a soggetti sani o con sintomi simil-influenzali significa invece condannare il paziente a quegli stessi effetti collaterali senza tuttavia che sussistano quelle condizioni estreme che in altri casi li rendono necessari. È come fare la chemioterapia a un malato di raffreddore e credere poi che il raffreddore causi nausea, vomito, continua stanchezza e la perdita dei capelli. Sia chiaro, io non ne capisco niente di medicina, sono solo un economista con una laurea in Statistica che ha visto un’intervista di un medico che forse sarà pure una zappa. Ma appunto, da incompetente di medicina, il dato che mi è rimasto in testa — con o senza intervista — è principalmente uno: che il coronavirus e l’Hiv si curano con le stesse medicine!
https://www.youtube.com/watch?v=eUT9DGMOSx4&feature=youtu.be&fbclid=IwAR3eOyCJFSDfkwDklAXVaxvLjOWL5sEG_r7RNSksyz9J6hw-x3wrNXUKL_U
Il problema del medico qualunque, quando lo tsunami mediatico travolge anche lui, diventa purtroppo anche di natura legale. Indipendentemente dal percorso terapeutico adottato, se qualcosa va storto e il paziente muore, il problema potrebbe infatti spostarsi in tribunale (dove i nostri giornalisti di grido non farebbero certo mancare i loro riflettori).
Dal punto di vista legale, un medico che ha bombardato il suo paziente con terapie sempre più forti per “curare” i problemi che le sue stesse terapie causavano potrà mostrare al giudice — che è specializzato in diritto, non in medicina e infettivologia — che ce l’ha messa tutta per “salvare” il paziente. Viceversa, un medico che non abbia fatto tutto il possibile — che poi nella maggior parte dei casi simil-influenzali consiste nell’aspettare che la malattia passi, ovviamente monitorando il decorso — oltre a dover sopportare la gogna mediatica dovrà anche rispondere del suo operato penalmente e civilmente.
Insomma, alla fine, il mondo non è fatto di cospiratori e difensori del bene comune e nemmeno di pallemosce e supereroi ma di persone che perseguono il loro interesse personale. Dal capo di stato al medico di base. E sullo sfondo giganti finanziari e blocchi imperialistici in competizione tra loro e che coordinano il tutto. That’s capitalism!
PS: non mi sono scordato di Lei, cara amica del Bergamonews. E nemmeno di tutti i Suoi colleghi che sarebbero già finiti sotto inchiesta, se solo esistesse una magistratura non sottoposta a quegli stessi interessi personali di cui parlavo. EccoLe dunque il testo dell’articolo che Le avevo promesso.
CODICE PENALE, ART. 656 — PUBBLICAZIONE O DIFFUSIONE DI NOTIZIE FALSE, ESAGERATE O TENDENZIOSE, ATTE A TURBARE L'ORDINE PUBBLICO
Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a trecentonove euro.
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